L’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa” disse Roosevelt.

E’ proprio questa l’emozione che molti di noi stanno sperimentando in questi giorni di emergenza in Italia, per la diffusione del Coronavirus COVID-19. Da una settimana questa nuova parola è entrata nel nostro linguaggio:  ne sentiamo parlare in televisione, sui giornali, sui social, al mercato, dal panettiere. Più ne sentiamo parlare e più la paura cresce. Ci dicono di lavarci spesso le mani, di stare in casa, di avere una distanza di almeno 2m da un’altra persona : nel frattempo la paura cresce.

Perché ciò accade? Come mai un virus ci fa così paura?

Il virus è qualcosa che non possiamo vedere o toccare, che non conosciamo, lo percepiamo come un pericolo per la nostra salute e quindi per la nostra vita. Quando ci sentiamo minacciati, la nostra prima reazione è di allarme e se non gestita bene, la paura può diventare paralizzante, disfunzionale, può spingerci a compiere azioni che in altre situazioni non faremmo e addirittura portare la persona a manifestare attacchi di panico, pensieri ossessivi.

Non sempre però la paura è negativa. La paura ha una funzione adattiva: la giusta dose, infatti ci permette di attivarci per fronteggiare al meglio le situazioni pericolose. Proprio quello stato di allarme, che se non gestito bene diventa pericoloso, spesso ci aiuta a gestire situazioni che percepiamo come pericolose nel miglior modo, trovando soluzioni adeguate. Ciò che fa la differenza è il modo in cui interpretiamo la realtà in quanto  definisce le conseguenze che subiamo e l’idea che abbiamo del problema andrà ad influenzare l’andamento dei nostri stati d’animo.

Il coronavirus sta facendo proprio questo: essendo qualcosa di nuovo, che non conosciamo, ci spaventa tanto da portarci ad esempio ad un overload di informazioni, ovvero leggere qualsiasi informazione che mi porti ad avere maggiori informazioni, con il rischio di dare una lettura sbagliata a ciò che viene detto. Guardando la televisione, aprendo i giornali o andando in rete si viene sommersi da una marea di informazioni di ogni tipo sul Coronavirus: veri esperti e falsi esperti, specialisti improvvisati, persone che riportano il “sentito” dire o il “sentito” letto. Il terrore di ammalarci è alimentato dal ricorso ossessivo alla ricerca di informazioni, con l’effetto di ammalarci proprio a causa del timore e dello stress psicofisiologico, in quanto lo stress provoca un abbassamento delle difese immunitarie.

Nietszche diceva: “L’essere umano di fronte all’ignoto non va per il sottile allo scopo di rassicurarsi: spesso prende una cosa che sa essere falsa e la rende vera in quanto utile a tale scopo”.

Come gestire allora la paura?

Seguendo alcune piccole regole:

  1. Buona informazione: è bene scegliere le fonti di notizie e indicazioni corrette.  A questo proposito si consigliano:

Ministero della salute                   http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

Istituto Superiore della Sanità    https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

  1. Riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media : una volta acquisite le informazioni di base su che cosa succede e che cosa fare, è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti affidabili sopra indicate. Si hanno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza farsi sommergere da un flusso ininterrotto di “allarmi ansiogeni”
  2. Contattare il numero verde della propria regione, il proprio Medico di Medicina Generale per dubbi o avere maggiori informazioni;
  3. Concentriamoci su ciò che ci fa stare bene: trasformiamo questo maggior tempo che abbiamo a disposizione per interrogarci su cosa ci fa stare bene. In questi giorni leggo storie di famiglie che grazie alla “quarantena” hanno riscoperto la bellezza dello stare insieme, di farsi una passeggiata all’aperto. C’è chi ha riscoperto la passione per la cucina o chi finalmente ha trovato il tempo di giocare con i propri bambini.

Quindi approfittiamone, spegniamo i cellulari, tablet, tv e dedichiamoci a noi stessi, alla nostra famiglia e a ciò che ci fa stare bene!

Vi lascio  le norme del ministero della salute e il vademecum per i cittadini del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi